L’intenso lavoro svolto da Justice Initiative negli ultimi mesi è culminato mercoledì 6 dicembre con la consegna alle autorità dell’Unione Europea (UE) delle firme a sostegno della petizione che chiede un’Europa e un Internet #safeforkids. Le oltre 540.000 firme sono state consegnate nel corso di un evento al Parlamento europeo alla presenza delle europarlamentari Hilde Vautmans e Catharina Rinzema, della commissaria europea per gli Affari interni Ylva Johansson e del ministro degli Interni spagnolo Fernando Grande-Marlaska.
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Proteggiamo il futuro
Riconoscimento, Riparazione e Prevenzione degli Abusi su Minori
Per contrastare il fenomeno dell’abuso un primo passo importante è prendere coscienza e consapevolezza di quanto sia una realtà drammatica che tocca la nostra società, che purtroppo la violenza avviene all’interno delle comunità nelle quali viviamo e all’interno delle famiglie che la popolano e che non esiste un luogo che possa definirsi a rischio zero. Questo primo passo è essenziale per spingere la comunità di adulti, che hanno la responsabilità e l’incarico di proteggere bambini/e (genitori, insegnanti, educatori, professionisti della cura, ect) a mettere in piedi dei sistemi di prevenzione e tutela dei più piccoli.
Ecco perchè nasce l’hub italiano del progetto europeo Justice Initiative, che ha come obiettivo la raccolta firme per una proposta di legge per adottare politiche efficaci contro la violenza in danno di bambini e bambine, a cominciare dalla messa in atto di adeguati strumenti conoscitivi e di azioni di prevenzione di un fenomeno che insiste in modo preoccupante su tutto il territorio.
Obiettivo della proposta è di migliorare la legislazione in termini di protezione dei minori e istituire un sistema governativo per aiutare sotto tutti i punti di vista i minori: dalla prevenzione alla segnalazione, all’accompagnamento psicologico legale e in caso di abuso o maltrattamento. Inoltre si ritiene necessario che i casi che finora sono caduti nel silenzio, siano invece ufficialmente riconosciuti, e che venga elaborato un sistema di riparazione per le vittime, con accesso a servizi di aiuto terapeutico nelle opportune sedi.
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Situazione in Italia
In Italia non esistono dati certi su tutto il territorio ma l’ultima indagine nazionale su maltrattamento e abusi all’infanzia riporta una triste fotografia, 45 minori su 1000 sono seguiti dai nuclei di tutela dei servizi sociali.
Stando al report del Telefono Azzurro pubblicato il 5 maggio 2021, sono le mura domestiche i luoghi in cui più spesso si consuma una violenza nei confronti di minori (55%), seguono la casa di parenti (14%), la scuola (5%), i luoghi aperti (3%), gli impianti sportivi (4%). Nel 21% dei casi il luogo non è noto. In pratica 7 volte su 10 la vittima conosce il suo aggressore. Per arginare questo crimine nel 2007 il Governo ha istituito l’Osservatorio per il contrasto della pedofilia con tanto di banca dati «per il monitoraggio del fenomeno e delle azioni di prevenzione e repressione». L’Osservatorio avrebbe tra l’altro dovuto redigere «una relazione tecnico-scientifica annuale». Si usa il condizionale perché dal 2007 al 2021 l’Osservatorio ha funzionato solo pochi mesi nel 2020 e non è possibile sapere quando riprenderà l’attività dato che anche il sito è offline.
«Troppi sacerdoti nello Stato Usa della Pennsylvania, tra il 4 e il 6% nell’arco di 50 anni, hanno agito contro il Vangelo e contro le leggi. Sarebbe stupido pensare che in altri Paesi come l’Italia non sia accaduto lo stesso». Queste parole pronunciate a fine agosto del 2018 del gesuita tedesco Hans Zollner, in un’intervista ad AgenSir, l’agenzia dei vescovi italiani, seppur ignorate dai grandi media hanno in realtà un valore importantissimo. Mons. Zollner, oltre a essere uno psicologo, è membro della Pontificia commissione per la tutela dei minori e presidente del Centre for child protection della Pontificia università gregoriana. Non esistendo statistiche ufficiali sulla pedofilia nel clero italiano, e non essendo mai stata svolta alcuna inchiesta governativa su scala nazionale su questo particolare fenomeno criminale, la dichiarazione di Zollner è decisiva per inquadrare la situazione – passata e attuale – almeno a grandi linee. E l’unico aggettivo che si può usare per la percentuale del 4-6% da lui indicata è: “mostruosa”, essendo superiore di centinaia di volte a quella di qualsiasi altra professione “scelta” da pedofili per stare facilmente a contatto con dei minori (allenatori sportivi, maestri, educatori, etc). Se a questo si aggiunge che in Italia risiede la più ampia popolazione ecclesiastica del mondo, oltre 50mila persone, se ne deduce che – finché il dato non sarà smentito (e ad oggi nessuno lo ha fatto) – dagli anni 70 la Chiesa italiana ha “ospitato” 2-3mila pedofili (ma 50 anni fa i preti in Italia erano circa il doppio…).
La pedofilia si interseca spesso con un altro fenomeno criminale che purtroppo attraversa anche l’Italia: la tratta e lo sfruttamento di minori per crimini di natura “sessuale”, o meglio, crimini violenti sotto le sembianze di sesso. Il 30 luglio scorso Save the children Italia ha presentato il Rapporto mondiale “Piccoli schiavi invisibili 2021”. Secondo i dati del Dipartimento per le Pari Opportunità, nel 2020 il sistema anti-tratta italiano ha preso in carico ben 2.040 vittime. Di queste sono donne e ragazze l’81,8%. mentre 1 su 20 è minore (105). Ci sono poi o minori vittime di sfruttamento lavorativo (127), con prevalenza femminile (57,7%). Mentre un ulteriore motivo d’allarme riguarda le donne finite nelle mani di trafficanti con i propri figli minori: questi casi sono raddoppiati in 5 anni e ad oggi il sistema anti-tratta assiste 190 nuclei vulnerabili che comprendono 226 bambini. Non a caso, secondo Save the children, «l’Italia è il Paese con il più alto numero di persone sospettate per tratta di esseri umani, con 4.104 persone coinvolte, a cui però non corrisponde un numero analogo di procedimenti penali».